UN'IMPORTANTE SCOPERTA SCIENTIFICA, CON IL CONTRIBUTO DELL'ASSOCIAZIONE

È giunta a compimento un'importante ricerca che ha coinvolto il Laboratorio di ricerca sul Metabolismo del Ferro dell'Università di Milano-Bicocca presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Monza, in collaborazione con l'Università di Turku in Finlandia e altri ricercatori di Università italiane.

E' stato identificato un nuovo gene che, se mutato, causa una rara forma di accumulo di ferritina.

La ferritina è una proteina del sangue che contiene ferro. Se i livelli di ferritina sono più alti del normale (iperferritinemia), ciò è dovuto in genere a condizioni genetiche o acquisite che causano un sovraccarico di ferro. Tuttavia, altre condizioni ereditarie o acquisite possono aumentare i livelli di ferritina in modo sproporzionato rispetto alle riserve di ferro. Le forme ereditarie note sono le forme di iperferritinemia ereditaria con o senza cataratta dovute a mutazioni di alcune regioni del gene della ferritina L (FTL). Le forme acquisite sono numerose e comprendono le alterazioni metaboliche (sovrappeso, dislipidemia, fegato grasso), stati infiammatori, malattie epatiche, introito alcolico elevato, ipertiroidismo.

L'indagine di tutte queste possibili cause rende il work-up diagnostico delle iperferritinemie estremamente impegnativo.
"La strategia diagnostica per svelare la causa dell'iperferritinemia comprende l'anamnesi familiare e personale, i test biochimici e genetici e la valutazione del ferro epatico con metodi diretti (biopsia) o indiretti (risonanza magnetica)", afferma la dr.ssa Raffaella Mariani, responsabile S.S.D. Malattie Rare della Fondazione IRCCS - San Gerardo dei Tintori di Monza, che da più di 20 anni lavora nel campo del metabolismo del ferro.
"Nonostante questo approccio complesso e lungo, spesso l'eziologia precisa rimane elusiva". E se un singolo test genetico potesse condurre il medico alla diagnosi corretta? Il team guidato dal prof. Alberto Piperno potrebbe aver raggiunto questo obiettivo.

Già nel 2017 il gruppo italiano aveva descritto per la prima volta il riscontro di un'inspiegabile forma di iperferritinemia senza sovraccarico di ferro in dodici soggetti italiani. All'epoca non era noto se e quale gene fosse implicato. E’ stato quindi eseguito il sequenziamento dell'intero esoma (una tecnica per identificare varianti genetiche nelle regioni codificanti di tutti i geni espressi nel genoma - quelli che codificano per le proteine) su campioni di DNA di questi pazienti. I ricercatori sono riusciti a individuare STAB1 come gene responsabile di questa condizione. STAB1 "codifica" (produce) la stabilina-1, una proteina enigmatica la cui implicazione nel metabolismo della ferritina non era mai stata descritta prima.

Ciò significa che alcuni dei pazienti con iperferritinemia altrimenti inspiegabile possano avere ora una spiegazione per la propria condizione. Le prove attuali suggeriscono che le mutazioni di STAB1 non portano a manifestazioni cliniche diverse dalla ferritina alta, poiché tutti i pazienti studiati erano sani e non avevano altre patologie ferro-correlate.

"Sono in corso ulteriori studi per definire la frequenza con cui queste mutazioni a carico di STAB1 si presentino nei soggetti con iperferritinemia e per comprendere il ruolo della proteina nel metabolismo della ferritina. Riteniamo che il test per la ricerca di mutazioni di STAB1 possa favorire una diagnosi più precisa e rassicurante evitando indagini inutili e costose", conclude il coordinatore del progetto, prof. Alberto Piperno.

LE PUBBLICAZIONI

Ad ottobre 2022 erano stati depositati in un repository online i primissimi risultati della ricerca.

Ad agosto 2023, l'intera ricerca è stata pubblicata su una prestigiosa rivista scientifica, The American Journal of Human Genetics.
Qui il link all'articolo: https://www.cell.com/ajhg/fulltext/S0002-9297(23)00245-8.

IL RUOLO DELL'ASSOCIAZIONE

"L'Associazione è stata, come sempre in questi ultimi vent'anni, fondamentale; ha contribuito alle spese di spedizione dei campioni in Finlandia ma soprattutto ha acquistato il kit NGS (Next Generation Sequencing). Questo pannello disegnato ad hoc per lo studio, ha permesso di analizzare contemporaneamente molti pazienti in poco tempo. Il gene STAB1 è molto complesso e lungo; è composto da ben 69 esoni e un'analisi tradizionale avrebbe comportato un enorme lavoro in termini di numero di esperimenti in laboratorio e analisi dei risultati" afferma la dr.ssa Sara Pelucchi, ricercatrice presso il Dipartimento di Medicina dell'Università Milano-Bicocca.

25-10-2023