IMPORTANTE SCOPERTA NELL'EMOCROMATOSI EREDITARIA: IL GENE DELL'EMOJUVELINA

L'emocromatosi giovanile (o emocromatosi di tipo 2) è una forma di emocromatosi ereditaria distinta dall'emocromatosi classica (dovuta a mutazioni del gene HFE) in quanto conduce ad un precoce e severo sovraccarico di ferro e allo sviluppo, già prima dei 30 anni, di gravi danni d'organo a carico del cuore, fegato, pancreas e ipofisi le cui manifestazioni cliniche sono l'insufficienza cardiaca, la cirrosi epatica, il diabete, l'ipogonadismo ed un elevato rischio di mortalità.
Si tratta sempre di una malattia ereditaria a trasmissione autosomica recessiva (come l'emocromatosi classica), cioè i genitori del soggetto affetto sono entrambi portatori della malattia ma non sviluppano i sintomi, mentre i figli che ereditano il difetto genetico da entrambi i genitori sono malati.
Fino a poco tempo fa era noto che l'emocromatosi giovanile poteva essere causata da uno di questi due distinti difetti genetici:
1) la mutazione a carico di un gene, fino a poco fa sconosciuto, collocato sul cromosoma 1 (vedi articolo L'emocromatosi giovanile);
2) un difetto del gene che codifica per l'epcidina, situato sul cromosoma numero 19 (vedi articolo L'emocromatosi giovanile si sdoppia).
La maggior parte dei casi di emocromatosi giovanile è spiegata da mutazioni del gene situato sul cromosoma 1, mentre più rari sono i casi di emocromatosi giovanile legata alla mutazione del gene dell'epcidina.

Sono occorsi alcuni anni per riuscire a identificare anche il gene maggiormente "incriminato" localizzato sul cromosoma 1. Nel novembre del 2003 il Dipartimento di medicina dell'Università di Atene in collaborazione con una Company canadese ("Xenon Genetic Research"), ha annunciato infatti questa scoperta ed il nuovo gene identificato è stato denominato gene dell'emojuvelina. Mutazioni di questo gene sono state trovate dall'équipe greca in diverse famiglie di origine greca, canadese e francese; più recentemente l'équipe di Torino, coordinata dalla Prof.ssa C. Camaschella in collaborazione con diversi centri italiani tra cui anche il nostro laboratorio, le ha individuate anche nei casi di emocromatosi giovanile italiani non spiegate da un difetto del gene dell'epcidina.

L'emojuvelina gioca sicuramente un ruolo importante nella regolazione del metabolismo del ferro anche se la sua funzione non è purtroppo ancora ben chiara; probabilmente interagisce con l'epcidina nell'ambito della stessa via di regolazione dell'assorbimento del ferro in cui sono coinvolti anche il gene HFE, il TfR2 (recettore 2 della transferrina), responsabili anch'essi di forme di emocromatosi ereditaria (vedi tabella).
L'epcidina - come già detto nell'articolo a cui si rimanda - funziona come un sensore che regola la disponibilità del ferro in base alle necessità. Quando il gene dell'epcidina è mutato manca questa regolazione e si ha un assorbimento di ferro aumentato rispetto alle esigenze dell'organismo e un suo accumulo che causa il danno d'organo.
Si ipotizza che l'emojuvelina agisca in serie con l'epcidina nella stessa via di regolazione; non si sa ancora se in questa sorta di catena essa intervenga a monte o a valle rispetto all'epcidina. E' noto però che se il gene dell'emojuvelina è mutato, funziona meno anche l'epcidina ed il risultato è sempre un assorbimento sregolato del ferro. Tanto minore è l'attività residua dell'epcidina tanto maggiore è l'assorbimento di ferro e la gravità della malattia.

La scoperta è interessante e ha degli importanti risvolti pratici diagnostico- terapeutici. Se fino a poco tempo fa la diagnosi di emocromatosi giovanile richiedeva sia l'analisi degli indici del ferro che la conferma con la biopsia epatica, ora è possibile farla sulla base di un semplice prelievo di sangue in cui si va a cercare la mutazione del gene dell'emojuvelina. Poiché le mutazioni sono diverse, l'obiettivo è quello di mettere a punto un test genetico rapido, efficace e a basso costo che consenta di individuare i soggetti malati in fase iniziale e i portatori del difetto genetico. E' infatti molto importante che la diagnosi sia il più precoce possibile, perché se si interviene tempestivamente attraverso un intenso regime di salassoterapia la prognosi della malattia è buona.

La tabella seguente mostra la classificazione attuale dell'emocromatosi ereditaria. Esistono ancora numerosi casi di emocromatosi in cui non è stato ancora identificato un preciso difetto genetico. Questi casi, che sono al momento raggruppati genericamente nel gruppo di emocromatosi "atipiche", costituiscono l'oggetto di molti sforzi della nostra ricerca.

Dr.ssa Alessia Riva
(Centro Emocromatosi Monza)

Tabella 1 - Classificazione dell'emocromatosi ereditaria

Emocromatosi Trasmissione Gene coinvolto Età di comparsa (anni) Organi colpiti
Tipo 1 Recessiva HFE 40-50 Fegato, articolazioni, pancreas, cuore, gonadi
Tipo 2 Recessiva a) emojuvelina
b) epcidina
10-20 Cuore, gonadi, fegato, pancreas, articolazioni
Tipo 3 Recessiva Recettore della transferrina tipo 2 30-40 Come tipo 1
Tipo 4 Dominante Ferroportina 40-50 Come tipo 1
"Atipiche" Variabile non noto 40-50 Come tipo 1

[Articolo pubblicato il 22-05-04]